È veramente reale ciò che ti appare?

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Del Dott. Gianluca Bruti

Medico, Neurologo
Presidente di EurekAcademy

Di questi tempi, in cui imperversa l’informazione Covid come un qualcosa che ha il sapore o dell’untore o della condanna a morte o di tutte le ripercussioni psico-sociali, economiche che determina, io penso che sapere che in realtà, tutto ciò che ti circonda, in questo momento non sia altro che il tuo costrutto del tuo percepito mentale, possa esserti utile.

 

Parto da un aforisma celeberrimo di Albert Einstein che diceva “Nella vita è meglio essere ottimisti e scoprire di avere torto, che pessimisti e scoprire di avere ragione”.

In questo aforisma c’è tanta scientificità.

Einstein in realtà aveva capito che la percezione del segnale ambientale, che può essere interno o esterno al nostro essere, cambia la realtà esterna. A parità di realtà, se io sono una persona che ha avuto la capacità di apprendere che cosa significa vedere l’opportunità in ogni cosa, questa capacità, che è una capacità innata, ma anche acquisita, ti determina una riposta che proviene dall’ambiente e che può essere incredibilmente paradossale. Quindi ci sono soggetti che in questo periodo stanno facendo del Covid un’opportunità ed altri che invece affossano e sprofondano nella mancanza di speranza.

Ovviamente, come tu percepisci la realtà, come te la fanno percepire, come te la condizionano, tutto questo sposta l’ago della bilancia verso la possibilità di un nuovo rilancio. L’esistenza si fonda su questo principio: accadimento, esperienza, errore, valutazione dell’errore e superamento dello stesso verso una modalità o di esistenza superiore, oppure verso l’incapacità di comprendere che quella opportunità può trasformarsi in una vera crescita. Noi percepiamo nella mente, quello che proviamo nel cuore e quello che ci proviene dall’esterno.

Questo tipo di costrutto possiamo racchiuderlo in due grandi leggi che sono quella dell’epigenetica e quella della neuroplasticità.

L’epigenetica non è altro che la scienza che studia come il DNA, spinto da uno stimolo, produce una proteina, gene specifica, che ha la salienza, il significato di quello stimolo. Quando abbiamo uno stimolo brutto il DNA sintetizza una proteina che ha quella salienza di stimolo brutto. Se viviamo uno stimolo bello, invece, il DNA sintetizza una salienza di bellezza. Questo processo epigenetico, nelle prime fasi di sviluppo di maturazione del cervello è, purtroppo, appannaggio dell’ambiente. È l’ambiente, cioè, che detta i tempi e i ritmi della tua maturazione cerebrale.

Giunto in età adulta, le cose cambiano, perché abbiamo tutte le aree del cervello in grado di poterci far comprendere se quello stimolo, veramente, era uno stimolo che valeva la pena di essere gestito in un modo piuttosto che in un altro. L’epigenetica dà spazio ad una possibilità neuroplastica e cerebrale, che è assolutamente nelle nostre mani.

Conoscere, comprendere e consapevolizzarsi rispetto a questo tipo di processo, che è assolutamente scientifico e validato, “up to date”, quindi attualissimo, ti consentirà di riprogrammare una macchina che, in tempi non sospetti, l’ambiente di nascita e di origine ha, a tua insaputa, determinato.

Quindi oserei dire che l’aforisma di Einstein era assolutamente vero, ma, come lui sosteneva tutto è relativo! E c’è una relatività anche in questo. Se tu sei pessimista, ricordati che grazie al meccanismo della neuroplasticità, puoi divenire qualcosa di diverso e perché no, ti riscoprirai ottimista e forse interpreterai questo periodo in maniera differente.

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